Grazie all’opportunità concessaci dal Roma FictionFest, abbiamo potuto visionare in anteprima il primo episodio della mini-serie in due puntate ‘Labyrinth‘, imponente co-produzione europea tratta dall’omonimo romanzo della scrittrice inglese Kate Mosse.
Ecco la recensione a cura della nostra reporter Elisa:
Siamo nel 2005, Francia pirenaica. Alice, una giovane ‘archeologa per caso’, ritrova durante una campagna di scavi un anello recante l’incisione di un labirinto. La scoperta scatena nella ragazza una serie di visioni incentrate sulla crociata albigese contro la setta eretica dei Catari e sull’assedio della città fortezza di Carcassonne (1209). Da questo momento in poi i due piani storici corrono paralleli intrecciandosi nei punti nodali della trama: la vera natura del Graal (ossia il sapere contenuto all’interno di 3 libri sacri: il libro dei numeri, delle parole e delle… pozioni), i guardiani della sua conoscenza, le forze del male che tentano di impossessarsene. Tra intrighi, omicidi, tradimenti e giochi di potere Alice ed il suo alter ego medievale, Alais Du Mas, dovranno dipanare l’intricata matassa di un segreto millenario.
Sulla scia del successo planetario del Codice Da Vinci, il tema della natura e della ricerca del Graal ha saturato la produzione saggistica e cinematografica dell’ultimo decennio. In tanti di questi lavori elementi storici si intrecciano ad elementi esoterici, sfociando spesso in un genere ibrido che potremmo definire ‘fantastory’. Labyrinth non sfugge ai cliché del filone, anche se a onor del vero la mancata visione della seconda parte non può che sospendere il giudizio definitivo. Ma è l’impronta etica, onesta e storicamente fondata, che distingue questa mini-serie dalla cacofonia del genere.
Il vero potere del Graal è infatti la tolleranza. Ed il messaggio di tolleranza della diversità – diversità di credo, diversità di idee – è incarnato prepotentemente dalla figura storica del Visconte Raimondo Ruggero di Trencavel, interpretato da un carismatico Tom Felton. Trencavel non solo promosse la convivenza pacifica dei suoi sudditi, indipendentemente dal loro credo religioso, ma difese fino all’estremo sacrificio questo ideale di pietas e civiltà. Un Artù in salsa occitana, uno ‘Stupor Mundi’ di Linguadoca. C’è una scena, in particolare, che i fan della stella nascente del cinema inglese non potranno dimenticare. È l’emozionante discorso alle truppe, prima del disperato raid contro i crociati assedianti, guidati da Simone di Montfort: “Combattiamo per la difesa della nostra città. Combattiamo per la difesa delle nostre tradizioni. NOI. COMBATTIAMO!”.
Il cast è sicuramente uno degli elementi di forza della serie. Da una delle colonne portanti del cinema mondiale, Sir John Hurt, alla bellissima Jessica Brown Findley, già vista in Downton Abbey, passando per il tenebroso cappellaio matto di Once Upon a Time, Sebastian Stan. Un po’ sopra le righe invece Claudia Gerini, ma è probabile che la bidimensionalità del suo personaggio, la ‘cattiva senza se e senza ma’ Marie-Cecile, non lasciasse grandi spazi interpretativi.
Pregevole anche fotografia e tecnica di ripresa. Le scene di battaglia sono una goduria per l’occhio, con un uso sapiente dello slow motion a la Guy Ritchie. Il tutto accompagnato da locations mozzafiato (da Carcassonne a Montségur) e da un imponente dispiego di risorse produttive. Elementi tutt’altro che scontati per una produzione orfana di capitali americani ed indirizzata ad un target televisivo.
Attendiamo con il fiato sospeso la seconda ed ultima parte delle mini-serie. E nel frattempo… WE. FIGHT!
Qui di seguito vi proponiamo il full trailer. La serie andrà in onda nel Regno Unito in primavera, e in Italia probabilmente sarà trasmessa su Sky.