Siamo ancora a lavoro alla video coverage dal fantastico evento che ha avuto luogo nella giornata di ieri ai Leavesden Studios in occasione dell’inaugurazione del Warner Bros. Studio Tour – The Making of Harry Potter. Portus era lì per garantirvi un report completo e su Leggi Tutto trovate un bellissimo resoconto della nostra inviata.
Il giorno del distacco inizia sotto un cielo di acciaio. E forse è giusto così, considerato quanto strettamente legati siano paesaggi interiori ed esteriori nella saga di Harry Potter. Quanto la malinconia delle brume britanniche abbia intriso l’inchiostro della penna della Rowling.
Il viaggio in pullman verso i Leavesden studios è dolce-amaro. Non si può fare a meno di pensare che questa sia veramente l’ultima occasione di immergersi nella Magia dell’infanzia. E’ il momento di crescere per la generazione Potter. Ma anche il momento dilasciar crescere per la
generazione dei genitori Potter. Le mille e una parole lette e ascoltate danzano nella testa, alcune volte prendendo la forma di patroni, altre di dissennatori.
Arriviamo agli Studios verso le 11 e tante persone sono già assiepate dietro le transenne che costeggiano il Red Carpet. C’è da chiedersi quanti di loro abbiano rinunciato al tour per esserci.
La rarefatta tranquillità del grande foyer all’ingresso del tour conferma i nostri sospetti.
Ci mettiamo in fila per l’ennesima re-registrazione del sospirato accredito. Ovviamente all’aperto. Ovviamente nel punto più esposto al teso vento di tramontana. Ci viene intimato di non affollare il foyer ed il bar degli studios. Se ci venisse fame/sete/aggiungi nome a piacere di qualsiasi esigenza fisiologica? C’è un bel trailer nel parcheggio del complesso. Quello che a Roma verrebbe chiamato il camioncino dei porchettari…
L’organizzazione ha un po’ lasciato a desiderare fino a questo momento. Piccoli corti circuiti nella comunicazione dovuti in parte all’enormità dell’evento ed in parte ad un po’ di inesperienza.
Il riscatto arriverà con il Red Carpet. Perfetto. Ineccepibile.
Ci sistemiamo nel recinto dedicato alla stampa, in compagnia degli inviati di Snitchseeker, Mugglenet e TheHPfan. Gli spazi permettono a malapena una normale respirazione. Incrociamo le gambe del nostro treppiedi con quello delle simpatiche ragazze di TheHPfan. Questo impedirà grandi movimenti di camera ma almeno consentirà riprese stabili.
Gli spazi dietro le transenne dall’altra parte del Red Carpet sono affollate di fans entusiasti e colorati. Il solito caleidoscopio potteriano di rossi, verdi, blu e gialli. Non c’è però la sensazione di massa pressata e soffocata che avevamo avuto a Trafalgar Square, in occasione della prima mondiale di HP8. La scelta di limitare l’accesso ai solo possessori di biglietto del tour è una scelta dolorosa ma vincente ai fini della gestione dell’ordine pubblico. Ed il comportamento dei protagonisti dell’evento rafforzerà questa considerazione.
Red Carpet dispiegato, telecamere pronte per la diretta mondiale. Arrivano i primi ospiti.
Mai come questa volta abbiamo potuto sentire, toccare la forza del fenomeno. Quella corrente di… amore – mai definizione fu più appropriata – che dai fans si irraggia verso le stelle del carpet, tornando indietro amplificata. Un indimenticabile abbraccio collettivo.
E’ proprio necessario crescere? Deve essere così doloroso?
Il lavoro chiama. Quattro mani, una videocamera, una fotocamera, un cellulare e il press kit con domande e biografie. C’è la necessità di inviare via mms immagini live e di aggiornare la diretta di Portus. Nello stesso tempo non possiamo permetterci di ‘bucare’ l’ospite quando ci passa davanti, mantenendo le riprese ad un tasso accettabile di decenza e ‘rubando’ qualche foto tra un’intervista e l’altra. Il trionfo del multitasking.
Attori, produttori, registi, staff creativo, tutti sembrano molto più rilassati e disponibili di quanto accada in simili occasioni. Dedicano tempo a fans e giornalisti. Si soffermano a dialogare e scherzare al di là degli obblighi professionali (con malcelata irritazione dei press agents)
E così Tom ci parla della sua vacanza romana, Bradley della sua moglie di Frosinone, Evanna dei suoi ‘lunatici’ balli alla finestra, Nick s’impegna in una sensuale traduzione della sua battuta più famosa e Rupert scherza sulla sua giacca italiana in stile militare… Tutti sembrano accogliere questa sparuta rappresentanza italiana con grande sorpresa e affetto.
Ricordi, ricordi, ricordi… Ci aggrappiamo ad ogni singolo dettaglio: suoni, colori, parole, sorrisi. E’ troppo presto per lasciar andare. Lo sarà sempre. E forse, forse questa non è la fine di un percorso di crescita. Forse è solo l’inizio. Forse è vero. Hogwarts sarà sempre lì per accoglierci a casa. Perché quella casa ce la portiamo dentro.