Warner Bros France ha rilasciato un’intervista all’attore Alan Rickman, interprete di Severus Piton nella saga di HP, in cui parla del suo personaggio, del rapporto con i giovani attori e del suo riserbo nell’esporsi troppo riguardo al personaggio che ha interpretato in tutti questi anni. Cliccate su Leggi Tutto per vedere il video e leggere alcune sue dichiarazioni.
Vi riportiamo alcune dichiarazioni dell’attore:
- Parlando dell’ultimo capitolo della saga, Alan Rickman afferma che alla fine di ogni grande storia deve esserci il lieto fine e che il coraggio, la virtù morale e la scelta tra il bene e il male sono i temi più importanti di quest’ultimo film.
- Quali sono le differenze tra i Doni della Morte, Parte 2 e il resto della saga? In che modo aumentano i pericoli e il senso di oscurità?
Rickman: E’ qualcosa di molto graduale sia nei libri sia nella storia. Non può essere altrimenti. Se si va al cuore della storia con questi tre personaggi, li vedi diventare adulti e tutto inizia a cambiare, […] ma è un processo molto graduale. - Riguardo al suo personaggio Rickman dice: “E’ molto determinato. Si impone dei rigidi confini dal punto di vista emotivo e fisico. Mi sono spesso chiesto come potesse essere casa sua e, quando abbiamo dovuto girare quella a scena [nel Principe Mezzosangue], ricordo che stavo camminando sul set e ho detto a Stuart Craig (lo scenografo) ‘Non sono sicuro che possa avere tutti questi quadri ai muri’. Potevo capire i libri! Ma Stuart, in un certo senso aveva ragione, quella era la casa costruita dai suoi genitori. Infatti tutto quello che faceva era vivere là e non si può immaginare un Piton che va in cucina a prepararsi qualcosa. Ti chiedi cosa potesse mangiare. C’è un posto da qualche parte a Hogwarts dove lui di tanto in tanto ordina del cibo? Perché non si può pensare che abbia altro da fare nella vita oltre a quello che si è prefissato.
- Non hai mai parlato molto del tuo personaggio in questi anni. Quanto è importante per te mantenere questa linea?
Rickman: Molto importante. […] Ho conosciuto molti bambini speranzosi che tenevano in mano l’ultima copia del libro. Abbiamo tutti avuto l’impressione di essere osservati da questi bambini per strada o da qualche parte sul red carpet. E, una volta superato lo smarrimento dovuto al fatto che non porto i capelli neri, li vedi iniziare a parlare tra loro, con in mano il libro che ha dato libero sfogo alla loro immaginazione. Così non voglio intromettermi in qualcosa di così prezioso, è una forma di innocenza che non puoi sottragli. - Piton e Silente hanno preso parte ad alcune scene intense. Dove si posizionerebbero in una classifica dei tuoi momenti migliori sullo schermo?
Rickman: Quando cammini sul set per lavorare con Richard Harris, pensi ‘Sono seduto in una sedia in sala trucco vicino a quest’uomo e sono cresciuto guardandolo’. Anche Michael [Gambon], quando ero nella scuola di teatro, rappresentava un’icona per i giovani attori. […] Ad ogni modo, avevo già conosciuto Micheal, ma non mi ero mai ritrovato seduto accanto a Richard Harris a parlare di Beckett, Shakespeare e Pirandello. - A Piton bastava solo dire ‘Andate a pagina 394’ per farmi tremare di paura, non parliamo degli studenti di Hogwarts. Quanto è importante la voce per questo personaggio così arcigno?
Rickman: Se interpreti un personaggio non riesci a giudicarlo, non saprei dire se sono arcigno, spaventoso o misterioso. Prendi tutte le informazioni che ti servono dai libri. Jo Rowling è stata piuttosto chiara. Dice che Piton non alza mai la voce. Allora mi sono detto ‘Bene, molto utile. Farò così’. - Dan, Emma e Rupert hanno ammesso che erano un po’ intimoriti da te nella vita reale, e da quello che ho visto nei film hanno ragione. Mantenevi questo rigido riserbo per il bene della loro carriera artistica?
Rickman: Non era mia intenzione […] Ho iniziato con tre dodicenni, camminando sul set con lenti a contatto nere, completamente vestito di nero e con una parrucca nera. Sicuramente posso dire che appena indossavo il costume di scena accadeva qualcosa. Non puoi essere qualcun altro indossando quei panni. Avevano un effetto su di me. Non avendo molto tempo, mi si richiedeva molta concentrazione e cercavo di essere il più possibile d’aiuto a questi tre giovani ragazzi. Non mi sorprende che fossero un po’ spaventati.
Qui sotto invece potete vedere il video dell’intervista:
Verysnape